lettera a: |
il Giornale (pubblicata il 2-Gen-99) |
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C'è uno stridente
contrasto tra l'accanimento nei confronti di certi criminali di guerra (solo
"certi", ovviamente, per carità) ed il 'perdonismo' o 'indultismo'
che aleggia da tempo, relativamente a criminali altrettanto spietati, i quali
uccidevano però in tempo di pace e con la classe operaia a 'pancia piena' ed
automobile sotto casa. Senza contare lo
'schiaffo' alle migliaia di disoccupati onesti: che senso ha mettere 'fuori'
degli assassini (fossero anche diventati degli 'angioletti' riconvertiti
dalla catarchica esperienza del carcere) quando poi bisogna oltretutto
trovare loro un lavoro… naturalmente usando 'corsie preferenziali' per
facilitare il loro reinserimento nella società? Mi spiace per chi è
'dentro', ma sono convinto che una pena 'definitiva' come l'ergastolo sia
proprio quello che ci vuole quando il crimine ha portato alla perdita
'definitiva' di vite umane. INCArlo@katamail.com |
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